sabato 9 ottobre 2010

DA ZERO A 2200 D+ 35 KM (UNOFFICIAL)


Partiamo dal parcheggio di DARDAGO (200 Mt. circa), verso le 8.45, Cico e l’Azzeccagarbugli, soli, gli altri compagni di sventure, quest’oggi hanno denigrato questa sfida, chi per la maratona del Vino a Butrio nel tentativo di battere il proprio tempo in ombre..(Doctor), chi in una scampagnata sui Magredi sperando di vincerla (Maestro, PaZz0), chi ad allenarsi con la moglie per battere tutti a New York (Fisio). Imbocchiamo il sentiero 990, e con passo spedito facciamo i primi kilometri, ma oltrepassato le palestre di roccia, svoltiamo a destra è lì sentiero inerpica bruscamente, quindi rallentiamo.


Usciti dal boschetto, il percorso ci, da tregua, quindi proseguiamo verso Casera Castaldia (1108 Mt.), ma per arrivarci il tracciato si fa sempre più incerto, visto che gli organizzatori del corsa (il Maestro e il PaZz0) si dimenticano di ripulirlo dalle erbe infestanti e dalle zecche, quindi giunti in Casera, mi tolgo le scarpe per asciugare i calzini fradici d’acqua, e disquisendo con l’Azzeccagarbugli gli ricordo che al nostro ritorno avremo dovuto far ricorso contro quei due rin……. per le condizioni del tracciato, oltre ad ringraziarli!!!!
Arrivati a Piancavallo, dopo aver girovagato a vista per mancanza di riferimenti gli ultimi chilometri di salita, decidiamo di rifocillarci. E dopo un breve pit-stop, riprendiamo a correre in direzione dell’attacco del 924, ma per un istante sbaglio strada, anziché girare verso le palestre di roccia svolto a destra, e dopo un breve tratto mi accorgo di essere fuori rotta, quindi ritorniamo su nostri passi, e de qui che per la prima volta l’Azzeccagarbugli un po’ scocciato, impreca per la fatica gratuita, ma non sa che di fatica gratuita oggi dovrà farne molta (hi! hi! hi!.......)

Giunti all’attacco del 924, memori della difficile discesa che le nostre fragile membra avevano già calpestato alla Sky Race del Monte Cavallo, iniziamo la salita molto lentamente, sia per il percorso assai viscido sia per le difficoltà.

Dopo quasi tre ore e mezza di fatica, ho la prima crisi di fame della giornata, quindi ci fermiamo e decidiamo di mangiare, mentre discutiamo di quanta strada, dobbiamo ancora fare, si apre il cielo e chi vediamo scendere all’orizzonte? una faccia familiare, non crediamo hai nostri occhi quando riconosciamo quel volto, è IVO (alias il Vichingo), il redivIvo, l’ultima volta lo avevamo visto il 18 luglio di quest’anno (Sky Race di Canazei), da quel giorno, si erano perse le sue tracce, qualcuno dice che: per l’ irreparabile onta di vergogna subita dal Pazzo, lo avevano visto incamminarsi verso Santiago di Compostela, chi lo aveva visto, invece, ubriacarsi alle feste paesane, altri diretto verso OBERHAUSEN deciso a spadellare il Polpo PAUL. Ritiratosi ormai dalle corse, si mormora abbia intrapreso una nuova carriera agonista, la passeggiata domenicale tra i monti con gli amici.

Dopo i saluti di rito, riprendiamo a salire e giunti all’inizio della ferrata, ci arrampichiamo senza protezioni, e dopo quasi quattro ore giungiamo in cima al Monte Cavallo, la tanto agognata CIMA MANERA (2051 Mt.)(NDA NON SONO 2051!!!!).


Dopo le consuete foto e le solite frasi di rito sul libro CAI, decidiamo di scendere velocemente, visto il gelido vento che tira oggi in vetta.
Riscendiamo la ferrata, in modo spedito rifacciamo il medesimo percorso dell’andata, ogni tanto devo fermarmi per aspettare l’Azzeccagarbugli che a causa del terreno scivoloso e delle sue scarpe di m….., scende come il Capo, piano, piano………
Giunti di nuovo in paese, ci dirigiamo speranzosi verso il Ristorante Roncjade col desiderio di gustarci una tanto agognata Coca Cola, ma è chiuso, dallo sconforto ci sediamo sulla panchina esterna, e dopo un minuto sbuca fuori un’esile donna che con accenno straniero e a gesti ci conferma che il locale riaprirà solo a novembre. Con fare disperato l’Azzeccagarbugli chiede mestamente se poteva almeno esaudire il nostro desiderio, pagando il dovuto, ma ci chiude la porta, ormai sconsolati tiriamo fuori l’ultime riserve alimentarie ed iniziamo a mangiare, ma da lì a poco con fare molto gentile vediamo ricomparire la signor con in mano due lattine di Coca Cola, chiediamo quanto dobbiamo, ma con un cenno ci dice di lasciar stare (vorrei ringraziare vivamente costei per la gentilezza mostrataci).
Dopo aver preso visione di quale tracciato seguire per il ritorno, partiamo verso la Baracca del SAUC, giunti lì nonostante le medesime rimostranze dell’Azzeccagarbugli, che avrebbe voluto proseguire per la madonna delle nevi o per il tracciato dell’andata, lo convinco a riprendere il 990 in direzione Casera Campo.
Dopo un tre-quatrocento metri in salita, e con le continue lamentele dell’Azzeccagarbugli a cui compaiono i primi segni di stanchezza e crampi, perdiamo il sentiero, hai me!!, di segnali nemmeno l’ombra, l’erba talmente alta e la nebbia che inizia a calare, ci impediscono di vederli, quindi, mi rassegno , propongo di ritornare sui nostri passi, ma a queste parole, e con voce molto seccata L’Azzeccagarbugli mi risponde che non avrebbe fatto nemmeno un metro in ritroso, è che dovevamo assolutamente proseguire. Continuiamo, quindi, a caso, e la buona sorte fa si che sbuchiamo sulla strada asfaltata che porta proprio in Casera, seguitiamo a salire fino a quando non scorgiamo sulla sinistra nuovamente il segnale del 990.
Ripreso il sentiero dopo poche decine di metri, cominciamo a scendere, quindi rincuorato, per il cambiamento di rotta (scendiamo finalmente !), proseguiamo velocemente, ma questo momento di euforia dura un attimo, svanisce poco dopo, perché qui i segnali spariscono, l’erba è talmente alta, che ormai viaggiamo a sensazioni, anticipo l’Azzeccagarbugli nella discesa ma non so nemmeno io dove sto andando, il guaio è che la nebbia sta calando in fretta e in certi momenti non riuscivamo a scrutarci. Ogni uno di noi, preso dallo sconforto, segue il proprio cammino, fino a ritrovare l’agoniato 990, poco dopo giungiamo all’incrocio con il sentiero 984 A , qui mi sento a casa, visto che quella via la conoscevo molto bene, saliamo un duecento metri è giunti nelle vicinanze del canalone ci buttiamo dentro, grazie al terreno ghiaioso ci buttiamo giù a bomba e da li a poco giungiamo alla strada asfaltata che ci porterà poi sul tracciato dell’ARTUGNA fino ad arrivare, dopo oltre otto ore alla macchina.

3 commenti:

  1. Avete mancato clamorosamente la versione ufficiale della "da0a2000" e questo rimarrà per sempre una macchia indelebile del vostro curriculum sportivo. Detto ciò devo dire che siete a tutti gli effetti degli UOMINI DA0A2000, su questo metto le mani sul fuoco! L'impresa è immensa!!
    Avrei anche due richieste da farvi: 1) Quali sono le scarpe di m.... dell'aZECCAgarbugli? Così evito di acquistarle in futuro...
    2) Potrei avere anch'io la fascia Harley Davidson che indossa? E' troppo tosta!!
    Complimenti ancora!!

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  2. Voi siete tutti pazzi a partire dal PaZzo!!

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  3. Mi astengo da commenti / precisazioni (che sarebbero d’uopo) per puro spirito caritatevole.
    Mi limito a plaudire la vostra foto in vetta… degna a sufficienza per la copertina di Play-gay di Novembre.

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