domenica 10 luglio 2011

LUT 2011 (il Maestro' s version)

Ho avuto PAURA.
Sì, non mi era mai capitato nella mia carriera sportiva ma è accaduto. E non mi riferisco alla normale tensione pre-gara. No, era proprio PAURA.
PAURA della distanza? No, quella non mi spaventava. Ero preparato atleticamente e psicologicamente. Era qualcosa legato alla notte da affrontare. Ero lì che correvo sulla ciclabile, leggermente defilato rispetto al gruppetto di testa, e guardavo in lontananza le tre cime. E più correvo e più m'infastidiva il fascio di luce che partiva dalla mia fronte. E più salivo e più m'infastidiva. Come in una sorta di trance il mio arco visivo era delimitato da una luce fosforescente. Scrollando la testa tutto svaniva ma l'effetto durava pochi minuti. Quella fastidiosa cornice di luce si ripresentava puntuale.
Il buio che mi circondava amplificava il freddo trovato in cima. Come tramortito mi affidavo totalmente a chi mi precedeva, era la mia àncora di salvezza. Non avere punti di riferimento era per me impensabile. Avevo PAURA della solitudine di una lunga corsa nella notte. Di tanto in tanto qualche punto luminoso che indicava la via mi risollevava. Mi concentravo sul rumore delle mie scarpe e speravo che il tempo passasse per giungere all'alba...

La tanto agognata alba trovata ed amata a metà percorso dopo un' interminabile discesa notturna tra gli abeti.

La LUT è un'esperienza a due facce complementari. Buia e solitaria la prima. Chiara e maestosa la seconda. Ed è giusto viverla così per arrivare a destinazione con qualcosa dentro che ti rende più autentico.
Arrivare al traguardo zoppicando è stato, per me, come vincere la gara più importante perchè non potevo lasciarmi sopraffare dalle mie PAURE.

1 commento:

  1. E' un problema che può accadere: da PAUAR a PAURA la distanza è breve.
    BAD

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